News - Scapigliatura. Un "pandemonio" per cambiare l'arte

Scapigliatura. Un "pandemonio" per cambiare l'arte
26 giugno 2009 - A Milano 250 opere, tra dipinti, sculture, grafiche e incisioni, celebreranno il movimento che, dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad inizio Novecento, seppe coinvolgere tutte le arti in un grande rinnovamento.

SCAPIGLIATURA.
UN “PANDEMONIO” PER CAMBIARE L’ARTE


Milano, Palazzo Reale
26 giugno - 22 novembre 2009
Medardo Rosso, Il cantante a spasso, 1882, Bronzo, 28x9x8,5 cm, Collezione privata


250 opere, tra dipinti, sculture, grafiche e incisioni, celebreranno il movimento che, dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad inizio Novecento, seppe coinvolgere tutte le arti in un rinnovamento e traghettò la società italiana verso un cambiamento ideologico e di costume.

Per tutta la durata della mostra, Milano diventerà un palcoscenico aperto a esecuzioni musicali, liriche, letture di testi, pièce teatrali e proiezioni cinematografiche.

Nell’estate 2009, Milano celebra la Scapigliatura, il movimento artistico e letterario che nacque proprio nel capoluogo lombardo e che qui si affermò.
Dal 26 giugno al 22 novembre 2009, Palazzo Reale ospiterà la mostra SCAPIGLIATURA. UN “PANDEMONIO” PER CAMBIARE L’ARTE che, attraverso 250 opere - dipinti, sculture, grafiche e incisioni, corredate da testi, fotografie e molto altro ancora -, farà rivivere l’atmosfera di quest’esperienza che, dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad inizio Novecento, seppe coinvolgere tutte le arti verso un rinnovamento e portò la società italiana ad un cambiamento ideologico e di costume.

Il termine “Scapigliatura” deriva dal titolo del romanzo di Cletto Arrighi (giornalista, scrittore e patriota) La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62), in cui, con i toni passionali del racconto popolare, si narra la vicenda milanese di un ‘gruppo’ di scontenti e ribelli, “vero pandemonio del secolo … serbatoio … dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti”, che finiscono con il sacrificare la vita nei moti antiaustriaci del 1853.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Artematica, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia e della Provincia di Milano, l’esposizione è curata da Annie-Paule Quinsac e coadiuvata da un comitato scientifico composto da Giuseppe Farinelli per la letteratura, Paolo Repetto per la musica, Gaetano Oliva per il teatro, Anna Finocchi per i rapporti con l’architettura. In mostra saranno presenti i lavori di trentotto artisti, da Giovanni Carnovali detto Il Piccio a Daniele Ranzoni, da Tranquillo Cremona a Giuseppe Grandi, da Gaetano Previati a Medardo Rosso, a Pietro Troubetzkoy, provenienti da raccolte pubbliche e private italiane e da prestigiose istituzioni straniere quali il Groninger Museum di Groningen, in Olanda, e il Szépművészeti Múzeum di Budapest, coprendo un arco temporale di quattro decenni in cui il movimento si è evoluto dall’iniziale serrata polemica ad un nuovo accademismo.
A corredo, nello stesso periodo, presso la Biblioteca di via Senato sarà approfondita la parte letteraria e giornalistica della Scapigliatura, nella mostra dal titolo La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla bohème milanese alla Roma bizantina. Per la prima volta verrà esposto il Fondo di Angelo Sommaruga di proprietà della Biblioteca di via Senato: lettere, biglietti postali, cartoline (fra cui alcune inedite di Gabriele D’Annunzio e Giosuè Carducci), volumi, riviste fra cui “Cronaca Bizantina” e “Forche Caudine” (di cui è stato editore). Sarà presente inoltre una sezione dedicata alla caricatura e alcune opere di artisti scapigliati fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi.

Per tutta la durata della mostra, Milano diventerà un palcoscenico aperto a esecuzioni musicali, liriche, letture di testi, pièce teatrali, proiezioni cinematografiche. Saranno anche ricostruiti alcuni itinerari mirati ai luoghi canonici, urbani, della ‘vita’ scapigliata, come le osterie, i caffè e gli atelier, come quello di Eugenio Pellini di via privata Siracusa 6.
Daniele Ranzoni Giovinetta inglese, 1886 olio su tela, 50x36,5 cm, Collezione privata
Il percorso espositivo, organizzato in sezioni cronologiche, prenderà il via da Gli anni ‘60. La formazione di un’estetica. Qui si troveranno le opere de Il Piccio, un precursore che, nelle ultime stagioni della sua vita, elaborò una pittura sfumata, tutta d’atmosfera, e di Federico Faruffini, che sperimentò l’intensità coloristica intesa come lingua delle emozioni, accanto al quale s’incontreranno i lavori di Filippo Carcano, innovatore nel linguaggio pittorico ma meno propenso all’intimismo.
I protagonisti della sezione Gli anni ‘70. Il momento d’oro saranno Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona e Giuseppe Grandi  che, in sodalizio, elaborarono la ‘macchia’ scapigliata e la scultura pittorica, sostituendo al finito accademico, basato sul disegno della forma, una materia fluida, in cui la forma è colore carpito alle zone d’ombra, suggerendo, e non descrivendo, il reale. GIi anni ’80 sarà dedicata all’affermazione della scultura scapigliata, che prende avvio dal rifiuto del concetto rinascimentale di statuaria come plastica e apre così la via alla cosiddetta “scultura impressionista”. In mostra si troveranno i lavori di Giuseppe Grandi, del quale per la prima volta verranno presentati i gessi - restaurati per l’occasione - del monumento alle Cinque Giornate, di Ernesto Bazzaro, del giovane Paolo Troubetzkoy, allievo di Ranzoni, del primo Leonardo Bistolfi e di Medardo Rosso. L’ultima sezione, Gli anni ‘90, evidenzierà come, in pittura e scultura, l’apporto delle nuove leve permette l’elaborazione di un vero e proprio accademismo del linguaggio scapigliato (come nel caso dello scultore Eugenio Pellini o del pittore Camillo Rapetti), mentre la visione scapigliata diventa un banco di prova per i futuri “divisionisti”, come ad esempio Gaetano Previati.

Fermento intellettuale, ma anche congerie socio-politica, la Scapigliatura fu un’esperienza che coinvolse tutte le arti verso un rinnovamento o, meglio ancora, un capovolgimento ideologico, artistico e di costume. Nella Milano postunitaria, laboriosamente avviata al ruolo di capitale morale, fra borghesia in ascesa, incombenti conflitti sociali e rinnovata coscienza individuale, intervenne un coro di voci spregiudicate e indipendenti. Velleità spesso urlate a pieni polmoni con atteggiamenti bohémien, esistenze sofferte che contrastarono il conformismo borghese, sensibilità artistiche tortuose e cariche di vibrazione emotiva, introverse, labili. La Scapigliatura raccolse personalità libere, unite dall’insofferenza e dal medesimo disagio di vivere che, nella volontà di scandalizzare i benpensanti, portarono a compimento una (con)fusione tra vita e arte.